Arte

Interno

L’interno della chiesa è ad una sola navata, a croce taumata capovolta, formata da due cappelle laterali, alla cui base si apre il presbiterio. La copertura è a volta a botte.

Navata e volta

Negli affreschi della Certosa, Daniele Crespi creò il suo capolavoro. Concluse il suo lavoro nel 1629, come risulta nella VI lunetta.

Parete destra

  1. lunetta: ricorda l’istante in cui il cadavere di Raimond Diocrés si rianima.
  2. lunetta: S. Ugo, vescovo di Grenoble sogna l‘edificazione di un nuovo tempio.
  3. lunetta: Bruno e i suoi compagni vengono ricevuti dal vescovo Ugo, al quale espongono lo scopo del loro viaggio.

Parete sinistra

  1. lunetta: il vescovo Ugo nell’atto di benedire il nuovo monastero della Certosa (1084), in alto i santi Antonio, Domenico, Benedetto, Giovanni Battista e il re Davide;
  2. lunetta: Madonna con Bambino, S. Pietro, S. Bruno genuflesso con alcuni compagni;
  3. lunetta: Incontro casuale tra Bruno e il duca Ruggero di Calabria a Torre di Squillace (oggi Serra San Bruno);
  4. lunetta: sopra la porta d’ingresso: Bruno appare in sogno al duca Ruggero, per salvarlo da una congiura.

Ai lati di questa lunetta, altri due episodi dedicati alla vita di Bruno:

  • a sinistra, Papa Urbano II, nell’atto di approvare la regola;
  • a destra, S. Bruno, rifiuta la nomina ad Arcivescovo di Reggio Calabria, proposta dal Pontefice Urbano II.

Ai lati della porta d’ingresso, sono raffigurate due monache certosine:

  • a destra Beata Beatrice di Ornacieux;
  • a sinistra, S. Margherita d’Oingt.

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La volta

La volta a botte, opera del Crespi, presenta due motivi di decorazione: i riquadri con i busti di monaci certosini e i medaglioni esagonali con episodi dell’Antico e Nuovo Testamento.

Le raffigurazioni dei medaglioni sono, partendo dall’ingresso: il sacrificio di Isacco, Maria Maddalena portata in cielo dagli Angeli, Giovanni Battista e l’Ascensione di Gesù al cielo.

Ai piedi della volta, vicino alle finestre troviamo sulla parete di destra “monaci scrittori”, in quella di sinistra “monaci martiri”.

Il Presbiterio

Opera di Simone Peterzano, (1535-1599) ultimo lavoro milanese. Dopo aver trascorso un periodo di tempo a Venezia alla scuola del Tiziano, è a Milano per la prima volta nel 1573. Il 3 ottobre 1578 stipula il contratto di lavoro con i monaci della Certosa per un ciclo di affreschi che raffigurino episodi della vita di Cristo. I lavori verranno stimati il 3 settembre 1582. Nella parete di sinistra del presbiterio si ammira il Presepe, a destra, l’Epifania.

Il catino dell’abside é diviso in tre spicchi: al centro Gesù crocifisso con angeli e, ai piedi della croce la Maddalena piangente; nello spicchio di sinistra é raffigurata  Maria, in quello di destra, S. Giovanni apostolo.

Nel coro campeggiano tre tele: a sinistra, la Resurrezione di Cristo, al centro, la Vergine in trono con i santi Bruno, Giovanni Battista, Gerolamo e Ambrogio, a destra, l’Ascensione di Gesù al Cielo.

Nel tamburo sono affrescate otto Sibille: Libica, Delfica, Tiburtina, Persica, Cumea, Samia, Eritrea, Cumana, vicino alle finestre sono raffigurati i quattro Evangelisti: Matteo con il bue, Marco con il leone, Luca con l’angelo, Giovanni con l’aquila, e i Profeti: Isaia, Geremia, Daniele, Ezechiele, Samuele, Natan, il  re Davide e Mosé, con le tavole della legge.

Nella cupola a forma ottagonale sono rappresentati otto angeli con i simboli della passione di Cristo, mentre al centro l’Eterno Padre benedicente con la colomba dello Spirito Santo.

Due anni dopo aver terminato i lavori alla Certosa, Simone Peterzano, il 6 aprile 1584, stipula un contratto della durata di quattro anni, con Lucia Aratori, madre di Michelangelo Merisi, il futuro Caravaggio, perché insegni al figlio l’arte della pittura.

Gli stucchi, su disegno del Peterzano, sono stati eseguiti da Marsilio de’ Solis, conclusi nel gennaio 1582.

L’altare maggiore, in marmo bianco, venne costruito nel 1930; la mensa è formata da tre pannelli raffiguranti Gesù nell’orto degli ulivi e il martirio dei santi Ippolito e Cassiano. Una incisione porta la data della consacrazione dell’altare: “4 giugno 1931, card. Ildefonso Schuster”. Il tabernacolo, opera di Pietro Tavani, fu realizzato negli anni 1931-32 e inaugurato il 27 marzo 1932 nella solennità di Pasqua.

Il pavimento dell’altare, le balaustre e il pavimento della chiesa sono opera di Tommaso Orsolino, eseguite intorno al 1650.

Altre opere della Certosa

Cappella di S. Bruno (a sinistra dell’ingresso)

Questa cappella, priva di decorazione ha una pala d’altare, opera di Bartolomeo Roverio detto il Genovesino, dipinta nel 1626, che rappresenta S. Bruno, S. Ambrogio e S. Carlo.

L’altare in scagliola è attribuito a Pietro Solari.

Sopra l’altare, lo stemma e il motto certosino.

Cappella di S. Antonio (dopo la cappella di S. Bruno)

Sulle pareti si trovano affreschi dedicati ai santi Paolo e Antonio nel deserto delle Tebaide.

Sala Capitolare (a destra del presbiterio)

Era destinata ad accogliere il Capitolo dei monaci. Si conservano gli stalli in noce, eseguiti da Giuseppe Bosso nel 1755. Sulle pareti, affreschi monocromi di Biagio Bellotti, raffigurano l’eccidio dei Certosini. Durante i lavori di restauro del 2000, è stato ritrovato l’affresco nella volta: S. Michele Arcangelo che sconfigge il demonio, attribuito a Bernardino Zenale. Sopra l’altare una tela: San Francesco riceve le stigmate, opera del pittore Krumm, 1977.

Cappella dell’Annunciazione (a destra dell’ingresso):

Gli affreschi rappresentano i 15 misteri del S. Rosario, e sono opera del canonico Biagio Bellotti, che iniziò i lavori tra il 1765 e il 1766.

La pala dell’altare, dipinta nel 1598 da Enea Salmeggia, detto il Talpino, rappresenta l’Annunciazione, il paliotto è in scagliola e viene attribuito a Pietro Solari.

Il Cardinale Federico Borromeo, nel 1615, ha consacrato questo altare e quello della Cappella di san Bruno.

Sacristia (a sinistra del presbiterio) NON VISITABILE 

Un altare in scagliola, attribuito a Pietro Solari, un affresco di scuola lombarda del XV sec., con S. Caterina da Siena, S. Benedetto e S. Domenico. Una seconda sala, detta del “Tesoro”, con eleganti armadi in noce finemente intagliati, databile tra la fine del XVI e la prima metà del XVII sec.

Nella sala accanto

Due grandi tele di fattura fiamminga, di autore ignoto, rappresentano l’eccidio dei Certosini nel monastero di Ruremunda nelle Fiandre nel luglio 1572 e nel monastero di Londra nell’aprile 1534, per volere di Enrico VIII.